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Mappa dei rischi: Sondrio una nuova frontiera

Vittime della strada: c’è chi dice basta un’associazione di genitori che hanno perso figli in incidenti alle prese con una mappa dei rischi: sondrio nuova frontiera

non rassegnarsi al dolore, per evitarlo agli altri. perché perdere un figlio in un incidente stradale è una disgrazia terribile. per questo a como e varese è nata un’associazione, chiamata «per una strada che non c’è», creata da un gruppo di genitori di vittime di incidenti stradali. prevenzione, educazione stradale, responsabilizzazione di istituzioni e autorità: attraverso conferenze nelle scuole, convegni, petizioni, l’associazione spinge a riflettere sulle problematiche della strada e degli incidenti. «noi riflettiamo sul problema a 360 gradi» racconta ernesto restelli, presidente di questa associazione regionale volontaria e cerchiamo soluzioni reali. nel vero senso del termine: l’associazione studia e analizza i dati sugli incidenti per capire l’entità dei fenomeni, dove avvengono, come e perché, disegnando una mappa dei rischi delle strade di tutte le province. «quante volte si sente parlare di “strada maledetta” o di un tratto famoso per i numerosi incidenti stradali? ecco, il nostro obiettivo è quello di aumentarne la sicurezza, ed evitare nuove vittime. a varese la mappa è praticamente completa, su como ci stiamo lavorando, sondrio potrebbe essere la nuova frontiera». consapevolezza -per far aprire gli occhi alle persone, per cambiare un cultura che sembra non pensare mai alle conseguenze di determinate azioni, che non accetta regole, «ma anche per dare un senso al nostro dolore, per dare continuità alla vita dei nostri figli, affinché il loro “sacrificio” non sia inutile, ma eviti agli altri la stessa sofferenza». così restelli prova a spiegare cosa ha spinto queste persone ad intraprendere una “missione” così difficile. «vogliamo far prendere coscienza alla gente sul numero dei morti in questi anni, serve maggiore consapevolezza». l’errore? non riflettere sulla fatalità degli eventi: «molti miei colleghi mi guardano e pensano che sono stato sfortunato perché è toccato a me, ma sono tragedie che possono toccare chiunque». fatta la legge… – certo la severità delle leggi e del codice della strada potrebbero aiutare, ma qualcosa non va. «penso alla patente a punti: un ottimo deterrente, ma poi le cose sono cambiate: perdi punti? puoi recuperarli facendo l’apposito corso e poi si è scoperto che in molti firmavano i documenti delle autoscuole e pagavano senza nemmeno prendervi parte. la paura è durata troppo poco». a volte si parla di “diritti”, ma si dimenticano i “doveri”: «pensate a tutti gli interventi di associazioni consumatori e consob a difesa di automobilisti indisciplinati. perché chi sbaglia non paga mai? quante polemiche sono state sollevate contro gli autovelox per non pagare le multe? non è a norma, non è approvato dal ministero… e via così: eppure l’errore è di chi guida senza riflettere, non di chi li coglie in fallo, ma è una questione di cultura». servono regole più severe: «a volte mi chiedo se non sarebbe meglio addirittura l’arresto, come avviene in altri paesi, per la guida in stato d’ebbrezza. la domanda è: intervenire sulla sfera di libertà dell’individuo è più importante che salvargli la vita?». piu’ cavalli…meno buon senso – anche le nuove tecnologie potrebbero essere sfruttate a favore della sicurezza, ma così non è. «il limite massimo di velocità è 130 km orari: perché viene permesso alle case automobilistiche di realizzarne di più potenti? che senso ha indicare un limite, se poi l’unico obiettivo dei produttori è quello di ottenere prestazioni sempre migliori? perché si pensa a rinforzare le portiere in vista dell’urto e non si pensa a come invece evitarlo?». autorita’ in difficolta’ – affinché l’operato di un’associazione come «per una strada che non c’è» possa avere effetti concreti è importante la collaborazione delle forze dell’ordine. «da un lato indubbiamente c’è sensibilità verso il nostro operato, ma non possiamo non analizzare anche i problemi relativi alle forze dell’ordine – osserva restelli -. carenze d’organico e tagli finanziari hanno reso difficile il loro lavoro: eppure spesso basterebbe la loro presenza fisica sulle strade per dare agli automobilisti la sensazione che la legge “c’è”. oppure pensate: a modena alcuni cittadini hanno fatto una colletta per pagare la manutenzione delle auto della polizia locale, altrimenti sarebbe stato difficile anche solo pattugliare le strade». la morte su strada? una banalita’ – un altro problema riguarda la percezione di questi eventi: l’interesse di media e autorità è pericolosamente basso. «mi spiego – osserva restelli -: qui a varese il caso delle bestie di satana è sulla bocca di tutti: fa audience, perciò la soglia d’attenzione è altissima e di conseguenza le indagini stesse ne hanno giovato, perché si è scavato a fondo, con continuità. per gli incidenti stradali non è così: ormai non interessano più, sono “banali”, le pratiche vengono archiviate in fretta: “colpa della velocità, dell’alcool…” mentre magari indagini approfondite avrebbero scoperto altre cause e forse individuato precise responsabilità in chi deve controllare la sicurezza delle strade». invece c’è la tendenza, molto spesso, a dare la colpa al morto: tanto non può difendersi: «quante perizie assurde ho letto in questi anni! un’anziana che era stata travolta e uccisa sulle strisce fu ritenuta “colpevole” di camminare troppo piano, addirittura calcolarono che andava a 15 km all’ora. ma vi rendete conto? le perizie salvano i vivi, che poi possono continuare ad ammazzare».

Nicola Locatelli

La Provincia di Sondrio, 27 marzo 2006

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