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lettere e poesie
  • poesie di Pablo Neruda, Charles Pèguy e Giuseppe Ungaretti

 

 

Poesie

Non potevi dormire, non dormivi …
Gridasti: Soffoco …
Nel viso tuo scomparso già nel teschio,
gli occhi, che erano ancora luminosi
solo un attimo fa,
gli occhi si dilatarono … Si persero …
Sempre ero stato timido,
ribelle, torbido; ma puro, libero,
felice rinascevo nel tuo sguardo …
Poi la bocca, la bocca
che una volta pareva, lungo i giorni,
lampo di grazia e gioia,
la bocca si contorse in lotta muta …
Un bimbo è morto …

Nove anni, chiuso cerchio,
nove anni cui né giorni, né minuti
mai più s’aggiungeranno:
In essi s’alimenta
l’unico fuoco della mia speranza.
Posso cercarti, posso ritrovarti,
posso andare, continuamente vado
a rivederti crescere
da un punto all’altro
dei tuoi nove anni.
Io di continuo posso,
distintamente posso
sentirti le mani nelle mie mani:
le mani tue di pargolo
che afferrano le mie senza conoscerle;
le tue mani che si fanno sensibili,
sempre più consapevoli
abbandonandosi nelle mie mani;
le tue mani che diventano secche
e, sole – pallidissime –
sole nell’ombra sostano …
La settimana scorsa eri fiorente …

Ti vado a prendere il vestito a casa,
poi nella cassa ti verranno a chiudere
per sempre. No, per sempre
sei animo della mia anima, e la liberi.
Ora meglio la liberi
che non sapesse il tuo sorriso vivo:
provala ancora, accrescile la forza,
se vuoi – sino a te, caro! – che m’innalzi
dove il vivere è calma, è senza morte.

Sconto, sopravvivendoti, l’orrore
degli anni che t’usurpo,
e che ai tuoi anni aggiungo,
demente di rimorso,
come se, ancora tra di noi mortale,
tu continuassi a crescere;
ma cresce solo, vuota,
la mia vecchiaia odiosa …

Come ora, era di notte,
e mi davi la mano, fine mano …
Spaventato tra me e me m’ascoltavo:
è troppo azzurro questo cielo australe,
troppi astri lo gremiscono,
troppi e, per noi, non uno familiare …

(Cielo sordo, che scende senza un soffio,
sordo che udrò continuamente opprimere
mani tese a scansarlo …)

Giuseppe Ungaretti

” Nessuno, mamma, ha mai sofferto tanto …”
E il volto già scomparso
ma gli occhi ancora vivi
dal guanciale volgeva alla finestra,
e riempivano passeri la stanza
verso le briciole dal babbo sparse
per distrarre il suo bimbo …

Ora potrò baciare solo in sogno
le fiduciose mani …
e discorro, lavoro,
sono appena mutato,
temo, fumo …
Come si può ch’io regga a tanta notte? …

Mi porteranno gli anni
chissà quali altri orrori,
ma ti sentivo accanto,
mi avresti consolato …

Mai, non saprete mai come m’illumina
l’ombra che mi si pone a lato, timida,
quando non spero più …

Ora dov’è, dov’è l’ingenua voce
che in corsa risuonando per le stanze
sollevava dai crucci un uomo stanco? …
La terra l’ha disfatta, la protegge
un passato di favola …

Ogni altra voce è un’eco che si spegne
ora che una mi chiama
dalle vette immortali …

In cielo cerco il tuo felice volto,
ed i miei occhi in me null’altro vedano
quando anch’essi vorrà chiudere Iddio …

E t’amo, t’amo, ed è continuo schianto! …

Inferocita terra, immane mare
mi separa dal luogo della tomba
dove ora si disperde
il martoriato corpo …
Non conta … Ascolto sempre più distinta
quella voce d’anima
che non seppi difendere quaggiù …
M’isola, sempre più festosa e amica
di minuto in minuto,
nel suo segreto semplice …

Son tornato ai colli, ai pini amati
e del ritmo dell’aria il patrio accento
che non riudrò con te,
mi spezza ad ogni soffio …

Passa la rondine e con essa estate,
e anch’io, mi dico, passerò …
Ma resti dell’amore che mi strazia
non solo segno un breve appannamento
se dall’inferno arrivo a qualche quiete …

Sotto la scure il disilluso ramo
cadendo si lamenta appena, meno
che non la foglia al tocco della brezza …
E fu la furia che abbatté la tenera
forma e la premurosa
carità di una voce mi consuma …

Non più furori reca a me l’estate,
né primavera i suoi presentimenti;
Puoi declinare, autunno,
con le tue stolte glorie:
per uno spoglio desiderio, inverno
distende la stagione più clemente! …

Già m’è nelle ossa scesa
l’autunnale secchezza,
ma, protratto dalle ombre,
sopravviene infinito
un demente fulgore:
la tortura segreta del crepuscolo
inabissato …

Rievocherò senza rimorso sempre
un’incantevole agonia dei sensi?
Ascolta, cieco: “un’anima è partita
dal comune castigo ancora illesa …”

Mi abbatterà meno di non più udire
i gridi vivi della sua purezza
che di sentire quasi estinto in me
il fremito pauroso della colpa?

Agli abbagli che squillano dai vetri
squadra un riflesso alla tovaglia l’ombra,
tornano al lustro labile d’un orcio
gonfie ortensie dall’aiuola, un rondone ebbro,
il grattacielo in vampe delle nuvole,
sull’albero saltelli d’un bimbetto …

Inesauribile fragore di onde
si dà che giunga allora nella stanza
e, alla fermezza inquieta d’una linea
azzurra, ogni parete si dilegua …

Fa dolce e forse qui vicino passi
dicendo: “Questo sole e tanto spazio
ti calmino. Nel puro vento udire
puoi il tempo camminare e la mia voce.
Ho in me raccolto a poco a poco e chiuso
lo slancio muto della tua speranza.
Sono per te l’aurora e intatto giorno”.

Giuseppe Ungaretti

La verità illusoria

Quando la morte bussò alla mia porta
la pregai in ginocchio di non entrare,
ma lei entrò senza esitare.
Altre volte venni in questa casa,
disse, e sempre mi accogliesti.

Venni vestita di verde,
cosparsi di fiori il tuo glicine,
profumai il tuo giardino, lo bagnai di rugiada,
mi chiamasti natura.

Venni vestita di bianco,
feci brillare i tuoi occhi,
sorridere tua moglie e i tuoi figli,
mi chiamasti letizia.

Venni vestita di rosso,
tremò il tuo cuore, pregasti,
qualcuno andò via,
altri ti dissero parole buone,
mi chiamasti dolore.

Venni di luce vestita
e ti sentisti più vivo, più vero,
ti sembrò ogni cosa più cara,
mi chiamasti amore.

Ora perché mi vedi di nero vestita
credi che io spezzi, interrompa,
mi credi nemica di ciò che tu ami.

Ma non guardare il vestito.

Non parlai, lei prese per mano
la mia sposa e si avviò.

Allora gridai: qual è il tuo nome?
Rispose la morte di nero vestita:
il mio nome è uno solo, sono la vita.

Da “Nella danza sei tu” di Joyce Dijkstra – Gabrielli editore

Il segreto della morte

Ma come potete trovarlo,
se non lo cercate nel cuore della vita?
Il gufo, i cui occhi legati alla notte non vedono il giorno,
non può svelare il mistero della luce.
Se davvero volete contemplare lo spirito della morte,
spalancate il cuore al corpo della vita.
Perché la vita e la morte sono una sola cosa,
come il fiume e il mare.

Nel profondo delle vostre speranze e dei vostri desideri
risiede la muta conoscenza dell’Oltre.
E come semi che sognano sotto la neve,
il vostro cuore sogna la primavera.
Fidatevi dei sogni,
perché in essi è nascosto il passaggio verso l’eternità.

Perché cos’è il morire,
se non essere nudi nel vento e fondersi nel sole?
E che altro è non più respirare,
se non liberare il respiro alle sue insonni maree,
perché possa levarsi ed espandersi
e cercar Dio senza ingombri?

Solo quando berrete al fiume del silenzio,
canterete davvero.
E quando avrete raggiunto la sommità del monte,
comincerete a salire.
E quando la terra esigerà le vostre membra,
solo allora danzerete veramente.

Gibran Kahlil Gibran

Lettere

una storia

Una signora in mezzo alla strada con la mano fa segno di fermarsi.

Da dietro una curva si alza, nel turbinare del vento che cresce,

l’elicottero dei pompieri, una ambulanza si allontana lentamente.

Sicuro che e’ un motociclista – penso.

Sulla strada nessun segno di incidente,

niente vetri, niente segni col gessetto.

Bah, meglio cosi. Riparto

La strada scende, scende veloce ed e’ bello lasciare correre la bici.

L’aria e’ fresca, il cielo azzurro.

Seguo a distanza l’ambulanza che torna tranquillamente verso valle.

 

Poi alcune auto sul ciglio della strada, come se ne vedono ogni tanto nei

pressi dei belvedere.

Alcuni motociclisti accanto alle loro moto

con i caschi in mano che guardano.

Una strana aria composta e silenziosa

Tutti guardano: un camper, uno scooter,  il lenzuolo bianco sull’asfalto.

Mi vergogno e mi pento di avere superato distrattamente quella che ora

riconosco essere una fila e non semplicemente auto parcheggiate.

Sono li a pochi metri da quel lenzuolo.

Non guardo, per pudore, per rispetto, per paura.

Il carabiniere sta telefonando, mi fulmina con lo sguardo.

Mi allontano e faccio segno ai miei amici di fermarsi:

per ora non si passa, incidente

Penso agli effetti che la telefonata del carabiniere o di qualcuno per suo

conto scatenerà a chilometri di distanza.

Sento la tragedia, il dramma che entra nella famiglia. In pochi attimi,

senza che si possa tornare indietro. Inesorabile.

Ora ci fanno passare. Senza pudore a meno di 2 metri da quel lenzuolo.

Non mi interessa capire, il perchè, il come.

Tutto scorre: il traffico, la bici, non i pensieri che restano inchiodati

a quel lenzuolo bianco.

Poi il mare ed i pensieri scompaiono

Il giorno dopo su Repubblica alla pagina di Genova tutto e’ sintetizzato in

2 righe, già non ci pensavo più !

Lei aveva 22 anni, lui ricoverato molto grave al S. Martino di Genova ne ha

ventiquattro, erano di Piacenza, andavano al mare, come me!

 

Oltre il volo: la sensibilità di una mamma
Lavena Ponte Tresa, 17 novembre ’05

Spett. Associazione, cari familiari,

ho assistito proprio stamattina alla proiezione del vostro video “Oltre il volo” pressola Palestra Comunaledel nostro paese (lavena Ponte Tresa n.d.r.) per i ragazzi di seconda e terza media. I miei due figli frequentano proprio queste classi, erano presenti anche alcuni genitori, pochi in verità, forse per via dell’orario. Vi devo ringraziare con tutto il mio cuore per quello che state facendo, è un sollievo anche vedere come dal dolore possa nascere qualcosa di positivo, quando non è un sentimento sterile ma produce amore. Ho un’esperienza anch’io per la perdita di un cugino di 25 anni che è morto in uno scontro frontale a causa dell’ alta velocità. Certo non era un mio diretto fàmiliare ma ho visto i miei zii distrutti con stampato in faccia un dolore incredulo e totale e vederli così mi ha fatto molto male. Mia zia conosce la vostra Associazione dalla quale spero abbia trovato aiuto per affrontare questa prova così dura. II vostro video ha provocato in me delle forti emozioni, gli occhi mi si sono riempiti di lacrime e ho visto che anche ad altri è successa la stessa cosa. E’ un lavoro utile quello che state facendo, io stessa all’uscita ho guidato l’auto con molta più consapevolezza e prudenza del solito. Mi piace scrivere delle poesie senza pretese e giunta a casa di getto ho scritto questi versi che voglio donarvi con tutto il mio sincero affetto:

L’ amore per la vita
Dolce bambina che non sei tra noi
Ragazzino con la tua chitarra
La vita ti ha sorriso e ti ha donato Tutta la gioia, tutta l’allegria.
Le corse per le strade, sotto il sole Le hai fatte tu
Insieme a tanti amici
Negli anni più felici e spensierati
lo ti ho rivisto e a lungo ti ho pensato.
Mi sono chiesto dove il tuo sorriso
Ora risplende e dove i verdi anni
Hai sparpagliato dopo quello schianto
Che crudelmente il tuo futuro ti ha rubato.
Non c’ è presente al tuo respiro, ai tuoi pensieri
Soltanto a ieri s’è fermato il tuo ricordo
E i sogni belli che scaldavano il tuo cuore
Son congelati in una fotografia.
Se il sacrificio tuo potrà insegnare
A chi è rimasto, l’amore per la vita
Sarò felice di stringerti la mano
E sussurrarti che non ci hai lasciati invano.

Grazie a tutte le giovani vittime della strada e a voi cari familiari
Invio il mio incoraggiamento per la vostra opera con tanto sincero Amore.

Lettera firmata

Con scrittura autografa è riportato:
P.S. Mi chiedevo se non fosse possibile ripeoporre il video in ore serali per sensibilizzare anche gli adulti che ne hanno anch’essi bisogno. Grazie ancora

 

22 novembre 2004

“da Vinny e dai suoi amici”

Non ci è stata tolta la voce

 

Ciao, siamo le vittime della strada e Domenica 21/11/2004 in tutta Europa è stata celebrata una giornata dedicata a noi.

Purtroppo in alcune aree geografiche la ricorrenza è stata ignorata, facendo cadere nel vuoto gli appelli dei nostri familiari.

Per noi è stata una giornata molto impegnativa, perchè abbiamo dovuto accogliere tantissime nuove vittime della strada. Erano sorprese, ma soprattutto preoccupate per il dolore straziante in cui erano sprofondati familiari ed amici.

Alcuni personaggi pubblici hanno colto la palla al balzo e si sono sostituiti ai nostri cari per autocelebrare i propri meriti sulla sicurezza stradale. Per motivi facilmente intuibili, è imprudente comportarsi in questo modo.

Anche se siamo in tanti, non ci facciamo troppe illusioni, perchè la maggior parte della gente si è assuefatta all’ignobile strage che si consuma quotidianamente sulle strade. Per fare sentire la nostra voce e per scuotere le coscienze usiamo diversi canali, ma soprattutto ci affidiamo ai nostri cari. Siamo assieme a loro quando sono costretti a sopportare umiliazioni ed indifferenza nelle aule dei tribunali, nelle iniziative di sensibilizzazione e nel loro vivere quotidiano.

Solo un ingenuo può pensare che ci sia stata tolta la voce. Non serve tapparsi le orecchie, perchè noi siamo negli occhi di chi vi guarda e nell’aria che respirate.

Nei giorni scorsi ci siamo sentiti offesi per il messaggio riportato su un poster esposto a Rimini, all’interno della Fiera Internazionale della Sicurezza Stradale. Siamo stati definiti “pirla”, con l’apparente intento di indurre gli utenti della strada ad una maggiore prudenza. Sul poster era scritto:

“220 cv, 230 km/h, da 0 a 100 in 5,7 – poi la foto di una macchina semidistrutta – e sotto: modello 4 pirla in meno”.

Attraverso alcuni nostri genitori abbiamo insistentemente richiesto la rimozione di quei posters, ma solo dopo una accesa protesta di fronte al padiglione interessato i manifesti sono stati tolti.

Non dovrebbero più ripetersi simili episodi, poichè offendono la nostra memoria e procurano dolore ai nostri cari. Per questo motivo è stato segnalato l’accaduto a numerosi giornali ed emittenti televisive, però in pochi hanno prestato attenzione.

Siamo un po’ delusi, perchè è stato dimostrato maggiore interesse per altri argomenti, ma non è stata una nostra scelta. Vi sbagliate se pensate che non siamo in grado di dialogare, perchè murati in un loculo, sotterrati o cremati.

C’è sempre qualcuno che ci porta fiori o che ci ricorda con affetto. Dovete sapere che riceviamo molte comunicazioni, perchè chi si rivolge a noi, anche solo con un pensiero, sa che riceverà attenzione e risposte.

Non ci è stata tolta la voce, ma c’è chi ha orecchie, cuore e mente foderati con spesse fette di mortadella.

Spesso non ci si pensa, ma ogni azione individuale può influenzare la vita di altre persone, anche se assume la forma di inerzia od indifferenza. Ponzio Pilato docet.

Vinny e gli altri amici

 

 

Comune di Brezzo di Bedero, 13 ottobre 2002

LETTERA APERTA DEL SINDACO

Come era stato preavvisato alla fine dello scorso mese di luglio, sulle strade a maggior traffico del Comune sono stati effettuati i rilevamenti elettronici della velocità, con numerosissime violazioni accertate.

In questi giorni qualche abitante di Brezzo di Bedero e della Valtravaglia si sta vedendo arrivare le buste verdi delle sanzioni comminate e, in molte occasioni, come era prevedibile, sono giunte al Sindaco o alla Polizia Municipale lamentele per l’iniziativa adottata.

Premetto che il servizio introdotto dall’Amministrazione comunale trova spiegazione nel tentativo di migliorare la sicurezza stradale, limitando la velocità degli autoveicoli. Anche il Signor Prefetto di Varese, preoccupato per il numero degli incidenti sul territorio provinciale, è da tempo impegnato per risolvere il problema e sensibilizza i Comuni a svolgere concrete azioni per tutelare la sicurezza dei cittadini.

Non nascondo che la scelta di installare l’autovelox è stata controversa, ma molto ponderata.
Personalmente sono stato tra i più convinti sostenitori dell’esigenza di seguire questa strada, forse anche perché sono investito della responsabilità di autorità di pubblica sicurezza sul territorio.

Quando mi è stato fatto notare che l’iniziativa avrebbe potuto avere ripercussioni di carattere elettorale, ho rifiutato l’argomento perché fin dall’inizio del mandato conferitomi mi ero intimamente ripromesso di agire sempre secondo la mia coscienza e nell’interesse della collettività (e questo l’ho solennemente giurato di fronte alla popolazione !). Solo in questo modo ritengo di ripagare lealmente e con onore la fiducia che mi è stata accordata.

Sono inoltre del parere, senza timore di essere presuntuoso, che le Amministrazioni che hanno fatto le nostre stesse valutazioni, ma hanno “assecondato” certe idee per non perdere il favore popolare, abbiano agito contro l’etica che il delicato ruolo di amministratore locale impone. Tuttavia, malgrado la mia convinzione, le prime comprensibili rimostranze dei sanzionati mi hanno fatto sorgere qualche dubbio: “Avrò fatto un errore ?” “E’ ingiusto l’autovelox ?” “Sarà efficace per risolvere il problema della sicurezza stradale ?”.

Poi, a casa, in maniera più serena, ho riflettuto….

Se sospendessimo ora il servizio, allora sarebbe davvero ingiusto, pagherebbero solo gli sfortunati che vi sono incappati, ma il tutto sarebbe fine a sé stesso, non porterebbe nessun beneficio per la sicurezza stradale ed io avrei sbagliato 2 volte:
ad introdurre il servizio ed a sospenderlo subito dopo.

“Devo solo far capire veramente il senso di questa scelta e devo sensibilizzare tutti a limitare la velocità, perché l’obiettivo dell’Amministrazione comunale non è quello di “fare le multe”, ma è quello di giungere ad installare l’autovelox per 4 ore e non scattare neanche una foto.”

Quindi il servizio continuerà ed io insisterò per farlo continuare perché è mio preciso dovere morale ed istituzionale.

E insisterò pensando alla lunga serie di muretti e cancelli abbattuti in Via Portovaltravaglia dalle autovetture uscite di strada, ma soprattutto pensando, per fare qualche esempio che mi viene alla mente, ai familiari del ragazzo che una decina d’anni fa perse la vita in Via Germignaga, ai familiari dell’anziana signora tedesca che non più di tre / quattro anni fa morì travolta da un’auto in Via Dante, al papà e alla mamma del ragazzino che qualche mese fa venne investito sempre in Via Dante, cavandosela con qualche ferita e tanta paura.

Penso a tutte le persone che hanno perso un congiunto o un amico a causa di incidenti stradali, perché loro capiranno più degli altri il mio messaggio.

Probabilmente facendo rispettare i limiti di velocità si potrà limitare il numero degli incidenti e la gravità delle loro conseguenze.

Se l’autovelox installato lungo le strade di Brezzo di Bedero servisse ad evitare anche un solo incidente, o a salvare anche solo una vita umana, il nostro traguardo sarebbe raggiunto.

Concludo con una scontata raccomandazione: c’è un modo molto semplice per non incappare nelle sanzioni …… RISPETTARE I LIMITI DI VELOCITA’, perché così rispettiamo noi stessi e rispettiamo gli altri.

Brezzo di Bedero,

Daniele Boldrini

 

 

5 settembre 2004

Carissimo Ernesto,

con tutto il mio vecchio cuore partecipo al vostro dolore nel commemorare la scomparsa di Michele !

Da alcuni anni piango anch’io la scomparsa di mio nipote Cristiano, che una sciagura automobilistica ci porto’ via , appena ventenne !

Rimango tuttavia convinta che la strada da seguire per la prevenzione dei sinistri sia quella dell’incentivo al buon senso e alla formazione della coscienza prudenziale, NON quella delle leggi repressive che troppo spesso vengono invocate e sfornate ! Sono assolutamente contraria, tanto per fare un esempio alla imposizione del casco per i maggiorenni che trovo una odiosa violazione alla sfera dei diritti individuali : se accettata aprirà la via ad imposizioni sul modo di vestirci o di nutrirci, con la scusa di “non causare danno alla collettività” !

Sono altresì contraria ai ferrei limiti di velocità e alle multe inviate a casa senza immediata contestazione: mezzi per far cassetta, che non portano ad alcuna prevenzione dei sinistri, ma solo ad una esasperazione degli utenti stradali ! Per tali motivi mi sono permessa di raccomandarti l’attenzione a non divenire involontario alleato di un sistema repressivo che appare già troppo arrogante.

Perdonerai ad una novantenne la volontà a non trascurare i principi di libertà

e accetterai un materno abbraccio.

Dirce

 

5 agosto 2004

Salve,

sono Maria e mi sono associata da qualche ora al vostro gruppo.

desidero fare una considerazione che mi sorge guardando il vostro sito: quanto bene state facendo a tante persone che hanno vissuto la vostra stessa esperienza,
ma ne fate anche a quelli che scoprono per caso la vostra vocazione.

Grazie a tutto quello che fate.

I vostri congiunti, i vostri familiari hanno la possibilità di vivere attraverso la vostra testimonianza ed il vostro grande impegno.

GRAZIE di cuore per tutto quello che riuscite a fare.

maria bellini

 

8 luglio 2004

Oggi giorno vivere su strada e impossibile, sono un motociclista e purtroppo ho perso molti amici e conoscenti , e da circa un anno che frequento le piste , sono veloci ma molto dico molto piu sicure della strada.

Sono di Torino e ogni volta che voglio farmi un giro in moto devo farmi centinaia di Km.. , vado in Francia perchè costa meno e ci sono molte piu piste che da noi in Italia.

Sono convenzionate dallo STATO o regione che sia , ma queste tolgono molti giovani dalla strada.

Perché non fanno delle piste anche da noi con prezzi ragionevoli?

Grazie mille

Marco

20 giugno 2004

Egr. Sig. Restelli,

ho letto e condiviso le sue lettere sul quotidiano “La Prealpina”.
Nel novembre del 1993 alcuni semafori di Gallarate, tra cui quello posto all’angolo della mia abitazione, pericolosissimo perché incrocia due strade della medesima importanza e privo di visuale, sono stati predisposti lampeggianti dalle 23 alle 6.

Tutto questo in ottemperanza ad un assurdo articolo del nuovo Codice della Strada e all’incompetenza di coloro che lo hanno applicato senza nulla constatare.

Subito sono cominciati gli incidenti paurosi di cui il primo mortale, costato la vita ad una ragazza di 16 anni che non era nemmeno alla guida. Alle mie reiterate proteste, le risposte erano identiche a quelle da lei citate.

Tutto è tornato alla normalità, purtroppo dopo un anno circa, in seguito alle mie continue lamentele e ad una petizione inviata dal sottoscritto alle autorità che non intervenivano nonostante il ripetersi degli incidenti e che hanno portato al ripristino del funzionamento 24 ore su 24.

Se posso avere un indirizzo potrei inviarle tutta la documentazione relativa ai fatti che sarebbe giusto spedire a quel funzionario di Polizia di cui parla nella sua ultima lettera. Nello stesso periodo in altri semafori di Gallarate posti lampeggianti, si sono verificati incidenti anche mortali.

Un mio carissimo amico è stato investito in moto e si è salvato per un puro caso dopo sei mesi d’ospedale. Fortunatamente attualmente tutti i semafori di Gallarate sono funzionanti anche di notte. Cordialmente,

prof. Renato Rovelli

 

05 maggio 2004

Ciao a tutti.

Scrivo purtroppo a causa di una grossa delusione che mi ha fatto capire quanto sia totale il disinteresse per l’argomento incidenti stradali e tutela della vita dei giovani.

Lavoro in discoteca la domenica pomeriggio a Torino, ho 24 anni e domenica scorsa ho deciso di distribuire un centinaio di fotocopie in cui era scritta la storia che un mio amico raccontava di una sua cugina che a 14 anni e’ morta in incidente causato dall’alta velocita’ e dalla presunzione del guidatore che, come tanti giovani, pensava di poter guidare ad altissima velocita’ in quanto dichiarava le sue doti di pilota, e il risultato purtoppo e’ stato questo.

So che per il mio amico e’ stato uno sforzo non indifferente ricordare in una lettera quella sera della tragedia, ma abbiamo deciso che era utile per colpire i ragazzi.

Sul retro dei fogli erano stampate delle foto di incidenti gravi che potessero colpire il lettore.

Ho distribuito questi fogli all’interno della discoteca, con l’invito a metterseli in tasca e leggerli a casa.
Quasi nessuno l’ha buttato, dimostrazione che anche i giovani hanno una sensibilita’ di fronte a certe cose e magari questo puo’ un giorno salvare la vita. Questa domenica l’organizzatore della discoteca mi comunica SCOCCIATO E INNERVOSITO di non fare MAI PIU’ volantinaggio di questo tipo all’interno del locale PERCHE’ LA GENTE VIENE QUA PER DIVERTIRSI E CERTE COSE NON E’ OPPORTUNO LEGGERLE. !!!!!

Sono rimasto senza parole pensando alla povera cugina e al mio amico, un insulto a tutti quelli che si adoperano per fermare la strage dei giovani.

Premetto che continuero’ a distribuire quei fogli fuori dal locale ma la delusione e’ stat forte.

Che persone schifose!!!

E dire che la domenica che ho dato i fogli tutti si sono divertiti me compreso, la riflessione era orientata al momento in cui una arriva a casa tranquillo e si legge quel foglio per riflettere, non ho chiesto a nessuno in discoteca di uscire per leggerlo!!! Non ho rovinato a nessuno la domenica pomeriggio di musica!!

Non aggiungo altro, se non la preghiera per tutti di continuare nonstante certe persone ci disprezzano per quello che facciamo….che vergogna!! Ciao..

lettera firmata

 

06 aprile 2004

Sono entrata nel vostro sito incuriosita, dopo averne appreso l’esistenza dalla stampa locale.

Grande è stata l’emozione provata guardando i volti sorridenti dei ragazzi, grande la commozione suscitata dalle parole con cui i familiari e gli amici li ricordano.

Anch’io ho dei figli.

In quel momento ho cercato di immedesimarmi specialmente in quelle madri lacerate dal dolore: quanta sofferenza … quanta nostalgia …

I ricordi diventano così preziosi e indispensabili per continuare a vivere.

Soffermandomi col pensiero sulle tante, troppo numerose, vittime della strada, giovani e non, e purtroppo capisco, sempre grazie al vostro sito, che i numeri non sono limitati a quelli che la televisione trasmette ad ogni fine settimana, non posso fare a meno di chiedermi perché il problema della morte a causa di incidenti stradali non sia stato ancora affrontato in modo rigoroso e scientifico dagli organi e dalle istituzioni competenti.

E’ davvero encomiabile il lavoro che state facendo!

lettera firmata

 

26 febbraio 2004

Ho riflettuto a lungo prima di scrivervi.

In riferimento alla Vostra iniziativa in merito alle stragi sulle strade causate da incidenti stradali voglio esprimere alcune considerazioni e riflessioni di carattere personale suffragate dall’ esperienza professionale più che ventennale di operatore di Polizia Locale.

Al di là del cordoglio che le Istituzioni, a tutti i livelli, manifestano alle famiglie delle vittime constato che ben poco è pensato e soprattutto investito economicamente in termini di sicurezza.

Ottomila morti e decine di migliaia di feriti all’ anno sono un tributo di sangue e sofferenza non sufficienti per indurre gli Amministratori a promuovere una seria campagna di prevenzione.

Servizi e Comandi di Polizia Locali ridotti ad un organico irrisorio, attrezzature non acquistate, servizi predisposti con la consapevolezza di non essere ne efficaci ne efficienti per raggiungere obiettivi di salvaguardia della pubblica incolumità, queste sono le condizioni e le attenzioni che le Amministrazioni riservano al problema drammatico da voi vissuto sulla vostra pelle.

Leggete e studiate i bilanci e scoprirete che la verità è ben diversa dalle dichiarazioni di principio che sono propagandate, ad eccezione della Regione Lombardia che nell ‘ultimo triennio ha impegnato ed effettuato una considerevole spesa.

Come uomo esprimo solidarietà alle vittime, come operatore di polizia esterno il disagio per la disattenzione posta in termini di interventi legislativi nazionali e locali.

In termini di ritorno d ‘immagine è più “produttivo” spendere i soldi pubblici per opere a volte necessarie, ma a volte fatui, di semplice immagine, iniziative culturali sì necessarie per la crescita culturale, ma a volte profuse a iosa e quant’altro che visibilmente hanno indubbiamente un impatto sull’ opinione pubblica; assumere un vigile, acquistare un’autovettura, un etilometro, pagare qualche centinaio di ore di prestazione straordinarie per effettuare servizi in orari non canonici che riscontro hanno nell’opinione pubblica che vota? A voi la risposta.

Dovete dobbiamo, batterci per scardinare questa forma mentale che alla fine sconta l’indifferenza posta alla sicurezza con un dolore incommesurabile dei parenti e la perdita di tante vittime innocenti.

In quanti vi hanno scritto, quanti Sindaci si sono impegnati facendosi carico di questo problema? Personalmente tre anni fa sono stato coinvolto in un incidente stradale a causa di un impianto semaforico mimetizzato dai polloni delle piante comunali.

Non solo dunque non si investe in sicurezza, ma non si mantengono neanche i livelli minimali per mantenerla.

Una crociata fatta da migliaia di Sindaci ha esercitato pressioni verso il Parlamento per eliminare il limite dei due mandati di eleggibilità, riuscendo a “portare a casa” il risultato voluto.

Per le cariche ci si batte (e si vince! ! !) per le vite che si annientano e per la disgrazia di chi sopravvive alla morte dei propri cari non si ha la volontà di destinare gli spiccioli dei propri bilanci.

Non so se quello che vi ho detto è quanto vi aspettavate di sentirvi dire, ma dal profondo del mio animo vi auguro che troviate la pace che le Istituzioni non potranno e non sapranno darvi.

Fraternamente,

lettera firmata

9 febbraio 2004

Ho visto il vostro sito, è molto ben fatto.

Vorrei chiedervi se è possibile mettere la foto di Margareth.
Margareth è la mia più cara amica. Doveva compiere 29 anni il 13 novembre, ma il 21 ottobre 2003 un bruttissimo incidente a Trieste ce l’ha portata via.

Con lei sono morte altre due persone: un ragazzo e un’altra ragazza. Vorrei che esistesse una traccia sua anche su internet.
Questa richiesta viene dal cuore…
Grazie.

Ivo Pizzolante

 

 

20 gennaio 2004

Giornata mondiale delle vittime della strada

Le ricorrenze hanno tutte una peculiarità.
Quella di essere programmate una volta sola durante l’anno solare e coinvolgere una volta sola il territorio nazionale o mondiale. Non per diminuire l’evento che si celebra, ma per fare in modo che tutti, insieme, possano partecipare e in quel giorno ci sia un’unione globale.

Esiste la ricorrenza di un solo S. Natale, di una sola Pasqua, di un solo Primo Maggio, di un solo giorno della Shoah, di un solo 4 Novembre, ecc. Che vengano previste più ricorrenze per le vittime della strada (delle Nazioni Unite, della Giornata Europea, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (temporaneo), Regionali – la Lombardia organizza da diversi anni la propria- ecc.) a primo avviso ci strappa l’entusiasmo che spinge a sentirci gratificati per quante organizzazioni si interessano o stanno interessandosi del problema.

Senz’altro è un dato positivo. Ma caliamoci nella realtà. Come è possibile invitare 5 volte il Vescovo, 5 volte il Presidente Regionale, 5 volte quello Provinciale, 5 volte i sindaci, 5 volte i parroci, 5 volte i cittadini a partecipare a delle dovute commemorazioni, quando molti hanno trovato degli alibi per non partecipare una sola volta? E soprattutto, la giornata europea, non ha trovato un giusto riscontro nei mezzi di comunicazione.

Forse sarebbe meglio che coagulassimo tutte queste organizzazioni a scegliere un giorno solo, che coivolga a livello internazionale tutti i paesi, parlamenti e loro istituzioni, e possa avere un riscontro generale, ufficiale e essere sostenuto così da tutti i media.

Un giorno che pesi anche contro gli indifferenti e li faccia sentire isolati, perchè quel giorno l’OMS, il Parlamento Europeo, le Nazioni Unite e tutti gli Stati parleranno solo di quello. Allora nessuno, comprese le autorità, troverà degli alibi.

Se si valuta questa una soluzione confacente occorre contattare i Parlamentari Europei e unitamente all’associazione estendere la proposta a tutto il globo. Cordiali saluti

Silvana

 

26 dicembre 2003

Una storia

Salve, mi chiamo Giovanni Di Nardo e scrivo dalla provincia di Caserta.

Ho avuto notizia del vostro sito tramite il giornale “4ruote”.
Anch’io qualche anno fa sono stato coinvolto in un incidente stradale in cui 3 miei amici hanno perso la vita.

Ero quindi intenzionato a raccontare la storia nel sito quando ho letto che l’appello è riferito alla provincia di Varese e dintorni. A questo punto chiedo gentilmente se è opportuno che la mia storia, avvenuta in provincia di Caserta, compaia sul vostro sito o se magari siete a conoscenza di altre iniziative simili che possano fare per me.

Grazie anticipatamente e, visto il periodo, tanti auguri di buone feste.

Giovanni Di Nardo

 

16 dicembre 2003

Una proposta dalla provincia di Udine

Ho visto il nome del vostro sito su una rivista e gli ho dato un’occhiata… molto bello, ma ci sono troppe cose scritte e nessuna immagine.

Questo sito può essere usato anche per prevenire questi incidenti magari proponendo semplicemente il link del sito con quelli che trattano materiale destinato ai giovani come per esempio locandine di concerti o riduzioni di locali notturni o discoteche.. e a questo scopo qualcosa di più forte potrebbe dare una bella scossa ai giovani magari impressionandoli un po’. Io sono un ragazzo di 24 anni di Codroipo (Udine) e da 6 anni lavoro nella carrozzeria di mio padre e l’anno prossimo ne apro una mia.

Da sempre curo io il settore del soccorso stradale, facendo tutti i recuperi… purtroppo le chiamate non sono solo per guasti meccanici, ma anche per incidenti e spesso mortali. Per lavoro quando ho recuperato la macchina devo fare un’adeguata documentazione fotografica e credo che mettere on line un’apposita sezione con immagini di auto incidentate ha sicuramente un violento impatto sui ragazzi.

Ho visto molte vite spezzate in un tratto di asfalto e ogni volta che squilla il telefonino e mi dicono che è un mortale mi vengono in mente amici o parenti che in quel momento non so dove sono e che potenzialmente potrebbero trovarsi in quel determinato tratto di strada. Se volete io posso inviarvi un po’ di materiale. Non è indispensabile che le foto siano di macchine in cui per forza ci debbano essere state vittime, basta che siano immagini in cui la macchina è molto danneggiata e rimanga impressa nella mente dei soggetti potenzialmente pericolosi.

Ho intrapreso un’iniziativa del genere con una discoteca a 500 metri dalla mia carrozzeria ancora quando avevo 18 anni.
All’ingresso una bella macchina distrutta.
La gente all’entrata ed all’uscita la vedeva… ogni 2 o 3 settimane la cambiavamo… solo macchine con danni particolari ovviamente, ma molti ragazzi sono rimasti impressionati. Forse non risolverà molto, ma almeno qualcuno si renderà conto dei rischi della strada… magari basterà a salvare una e una sola vita… ma secondo me è abbastanza.
Cordiali saluti Codroipo,

Andrea Zuliani

 

Dal Consorzio Autoscuole Bustesi: proposta di collaborazione

15 novembre 2003

Buongiorno a tutti…. sono il VicePresidente del consorzio Autoscuole Bustesi; che opera nella provincia di Varese da svariati anni.

Girovagando su internet, alla ricerca di approfondimenti sul tema della sicurezza stradale , ho visto il vostro sito e ne sono rimasta favorevolmente colpita.

Devo dire purtroppo che nella nostra Provincia non si fa abbastanza per la sicurezza stradale, pochi progetti concreti, poco interesse, per stragi che avvengono continuamente.

E anche le Autoscuole, sembrano aver dimenticato il loro ruolo educativo nei confronti dei ragazzi, tese solamente allo scopo di far ottenere la patente a tutti, a qualsiasi costo.

Ma noi non siamo di questo avviso, vogliamo realizzare dei progetti, vogliamo cambiare le cose , a partire dalla base; cioè dai ragazzi…che si devono rendere conto di cosa rischiano, ogni volta che utilizzano la macchina come se fossa un’arma!

E per questo abbiamo bisogno della Vostra collaborazione, abbiamo bisogno che raccontiate le vostre esperienze, le vostre tragedie, per convincere insieme i ragazzi che la sicurezza stradale non è uno scherzo, che già troppi ci hanno rimesso la vita.

Quindi a tal proposito, chiedo un incontro con qualche vostro responsabile, per poterci confrontare e organizzare progetti ed eventi in collaborazione.

Cordiali Saluti

Fulvia Serena

 

 

Proposta indirizzata alla stampa per far conoscere visivamente la dimensione della strage stradale da parte di chi ha perso un suo caro

3 settembre 2003

Egr. Direttore,

per molto tempo ho ritenuto che il mio dolore dovesse essere soffocato nella sfera privata a fronte del fatto che il tempo che passa rende la tua tragedia, per la società e per le istituzioni, un fatto “comune” che produce frasi incomprensibili che richiamano al dovere di continuare a vivere, ma inaccettabili per chi sta subendo il dramma.

A partire dal fatto che i mezzi di informazione non danno il giusto rilievo alle oltre 8.500 vite all’anno che cadono sulle strade italiane, sento oggi il bisogno di comunicare il mio dolore ad altri, in modo pubblico, ponendo un mazzo di fiori nei due luoghi dove ho perso i miei cari.

Sarebbe significativo che tutti coloro che hanno vissuto e stanno subendo simili esperienze pongano un mazzo di fiori (senza cadere nel particolarismo, del tipo telato/plastificato, che durino a lungo) nei punti dove si è spezzata la vita dei loro cari.

Avremo un’Italia con strade fiorite rosso-sangue, che ricorderà costantemente alla gente la dimensione drammatica del problema e il bisogno di un intervento massiccio e immediato da parte di chi è preposto a tutelarci la salute e la vita.

Le chiedo di pubblicare questo scritto sullo spazio riguardante la posta dei lettori e se possibile con un trafiletto di cronaca rimarcando le grida di dolore e lo strazio dei familiari di chi non ha potuto consumare le fasi naturali della vita persa sull’asfalto, realizzare i propri sogni, progetti, speranze.

Si vuole fermare il copione drammatico che continua a ripetersi.

All’improvviso una telefonata … e poi più niente, il vuoto completo, assurdo, incomprensibile, incredibile, una violenza insopportabile.

Tutto quello che si sarebbe potuto fare insieme è stato trascinato via per sempre con la perdita subita.

Tra un passato felice e un futuro lontanissimo rimane solo un oggi vuoto, ogni cosa perde il suo significato, niente ha più senso.

Un dato costante: l’irreversibilità dell’evento.
E aspettare che questa mattanza termini, perchè ogni volta ricorda la tua triste realtà.

 

 

lettere per Michele Restelli:

17 giugno 2004

1 aprile 2004

7 novembre 2003

9 ottobre 2003

lettera per Renzo Mura, 12 settembre 2003

lettere ricordo

lettere lasciate per Michele Restelli (Lonate Ceppino)

17 giugno 2004

Buongiorno Ernesto,

grazie di cuore, per essere voi parte del nostro gruppo (i Querela n.d.r.), visto che vi riteniamo tali non c’è assolutamente bisogno di ringraziarci.

E’ difficile talvolta trovare le parole per dire quello che si prova, ma credo che la vostra manifestazione sia stata una stupenda iniziativa. La sera del nostro concerto (29 maggio 2004 – n.d.r.) mi ero preparato due righe, poi non ho voluto espormi nel rispetto della manifestazione e di tutti i presenti, non perchè le mie parole potessero essere inappropriate, ma solo perchè era impossibile per me non fare riferimenti a Michele.

Probabilmente la vostra iniziativa è iniziata anche per il motivo di ricordare Michele, io invece credo che siate andate oltre. Con l’associazione, state facendo un lavoro in nome di tutte le vittime della strada, ma soprattutto lavorate perchè non ce ne siano più.

Credo che ogni semaforo, ogni incrocio o quant’altro riuscite a far sistemare, una parte di Michele torni tra noi. Anche se noi sappiamo le cause dell’incidente di Michele, sicuramente se le strade fossero sistemate in modo adeguato non sarebbe successo nulla!!! Purtroppo non sò se ho colpito in centro quello che volevo dirvi, ma credo che sappiate capirmi.

saluti

Silvano

 

1° aprile 2004

Ciao Michele!!!

In questo periodo continuo a pensarti…non so bene neanch’io il perché…

Penso spesso anche a Daniel e spero che tu lo abbia ritrovato lassù in cielo …ho provato a spiegarmi il senso della vostra morte, ma non ci sono riuscita … allora ho cercato di spiegarmi il senso della vostra vita e tutto è stato facile!

Daniel è stato tra noi solo pochi anni, ma a tutti quelli che hanno avuto la fortuna di incontrarlo ha insegnato la voglia di vivere e la bellezza della semplicità!

Tu, Michele, rappresenti per me la passione per la vita e hai sempre avuto il coraggio di portare avanti le tue scelte nonostante tutto …

Una frase di Jim Morrison dice: ” DIFENDI LA TUA IDEA, NON PERCHE’ E’ UN’IDEA, MA PERCHE’ E’ LA TUA” … tu questo lo hai messo in pratica!!!

Durante il funerale di Daniel è stato detto che l’unico modo per far restare in vita qualcuno è portare qualcosa di quella persona nella propria vita e questo è quello che voglio portare di voi:

IL SORRISO, IL CORAGGIO, LA PASSIONE!!!

Se foste rimasti più a lungo con noi avremmo potuto imparare molte altre cose, ma per qualche motivo sconosciuto non è stato possibile!

All’inizio ero arrabbiata con Dio per avervi portato via così presto, ma poi ho capito che la cosa più giusta era ringraziarlo per avermi dato la possibilità di conoscervi!

GRAZIE MICHI, anche senza saperlo per me hai fatto tanto!

Tizy

9 ottobre 2003

“…Qualcosa di mio lo lascerò in questo mio tempo…”

Ciao Michele!

Il concerto di ieri sera è stato bellissimo e i “Querela” dimostrano che qualcosa hai lasciato…

Ci mancavi, però la musica che abbiamo sentito ti ha fatto rivivere…
Tu eri là, sul palco, in mezzo al tuo gruppo!… Forse il teatro e le persone, ieri, erano un po’ fredde per i “Querela”, però tutti abbiamo portato a casa un bel ricordo della serata! La musica dei “Querela” ha fatto vibrare molti cuori, sono davvero bravi…

La voce di Christian riesce a penetrare nell’anima e ad emozionare! Se ci sono i “Querela” è anche ( e forse soprattutto) merito tuo e spero che possano avere successo, così tu vivrai per sempre!

Purtroppo non eri fisicamente in mezzo a noi, però so che dal cielo ci hai guardato e so che ti sarai divertito e sarai soddisfatto!

“…Sole spento io ti sento con me…”

Ciao Michy ! Ti voglio bene!

 

7 novembre 2003

Ciao Michele. Oggi c’è posta per te. Crediamo che sia una lettera di un amico tuo e nostro, di cui crediamo sia meglio non riportare il nome. Papà lo ha incontrato ieri al cimitero, poco prima dell’ora di chiusura. Voglio trascriverla in queste pagine di diario perché le parole, l’affetto e la stima per te che fanno trasparire non vadano persi nel tempo.

“Lettera a Michele, 6 novembre 2003.

E’ un altro “groppone” è andato giù… Anche l’ennesimo momento che mi riporta a te è passato. Pensarti perché è la ricorrenza dei defunti è angosciante, agghiacciante e inconcepibile.

Caro Mic, sto vivendo un periodo di crisi, la tua scomparsa ha rafforzato in me non certezze ma dubbi, dubbi che mi accompagnano giornalmente.
Non so a che credere, se avere fede, se non averne.
Non so a cosa aggrapparmi per farmi una ragione sulla tua presenza qui, in cimitero.
Forse, paradossalmente, queste esperienze mi faranno crescere, sicuramente mi stanno facendo riflettere.

Che il tuo sacrificio possa servire ad altre centinaia di persone a non “sedersi” sulle comodità giornaliere, sul consumismo e sull’egoismo mi sembra eccessivo, crudo e ingiusto.
Ma noi sappiamo ciò che è giusto e no? Oppure la comodità non è quella di spostarci con fatica e sacrifici, dalla parte della ragione, ma di fare in modo che la ragione sia semplicemente quello che pensiamo?

E se effettivamente tu dall’alto ci stessi aiutando un po’ tutti a capire?
Caro Mic, io vivo nel pensiero tuo e della tua vita. Ogni concerto, ogni video musicale lo vedo con te, osservo il chitarrista e, nella mia ignoranza, mi chiedo: “chissà se anche questo musicista passa i sabati interi a studiare chitarra e a provare e riprovare pezzi difficili fino a, come successe a te, procurarsi infiammazioni ai tendini…”.

Poi mi dico “Certo che Michele questo pezzo lo avrebbe eseguito meglio…” e così via. Non riesco ad essere obiettivo, e il tuo paio di jeans e la tua maglia nere li rivedo sempre lì sul palco!

E un altro “groppone” è andato giù… Anche il concerto dei Querela dell’8 ottobre è passato e, volutamente, senza troppo rumore per non essere sempre “figlio” della tua assenza.
Non si voleva “usarti” per l’ennesima volta, forse un po’ ci siamo riusciti , ma è lampante che la tua presenza comunque si è avvertita eccome!!

Adesso spero che i Querela seguano la loro strada e che a Lonate non ci vengano più, se non per momenti particolari.
E’ ovvio che ti ho pensato per tutto il concerto, ma soprattutto ho pensato alla stima reciproca che ha contraddistinto la nostra amicizia, senza però mai entrare in una confidenza importante. Adesso che non ci sei più vorrei questo da noi, vorrei dirti una parola in più, vorrei forse abbracciarti… Ridarti una pacca sulla schiena nel salutarti come la sera dell’incidente.

Non so nemmeno io cosa vorrei, so solo che sono pieno di dubbi e di incertezze e che mi manchi. C’è una canzone dei Timoria che tu (fortunatamente solo come seconda voce) interpretavi a squarciagola.
Questa canzone nel ritornello diceva “Qualcosa di mio lo lascerò in questo mio mondo… Sono pronto per volare senza vento!”

Eri pronto. Sei riuscito a lasciare una traccia enorme! Ed ora stai volando davvero e senza vento. Ce l’hai fatta… Questa canzone ce l’ho sempre con me in auto ed ogni volta è l’ennesimo “groppone” che va giù…

ciao!”

lettera non firmata

 

lettera scritta dopo il concerto dei “Querela” tenuto a Lonate Ceppino il 14 giugno 2003
domenica, 15 giugno 2003
Ciao Miky,
ieri sera è andato tutto bene, anche se il tempo per un momento ci ha fatto temere il peggio.
Abbiamo tolto 3 o 4 pezzi dalla scaletta classica, ma per il resto tutto è stato invariato.
Nel mezzo abbiamo fatto il nostro classico momento acustico, dopo di che si è esibito il nostro mini Drummer se così possiamo chiamarlo visto le sue prestazioni ed il successo riscontrato, ha suonato 2 brani tra cui “piccola stella senza cielo”….
Per l’occasione abbiamo distribuito 110 copie della nostra demo, in modo che ti potessero ricordare attraverso la tua musica, a fine concerto i bambini ci hanno chiesto addirittura di autografarle, mi è spiaciuto solo di non poter vedere la tua firma su quel cd, mi è spiaciuto non poterti stringere la mano alla fine del concerto, non aver bevuto la solita birra, non, non e tanti altri non, insomma Miky ci manchi.

Ti possiamo assicurare ieri sera tu eri su quel palco con noi come volevi tu.
Spero che tu sia stato fiero di noi, e che, per il breve tempo che hai passato nel nostro gruppo, abbiamo potuto darti le emozioni, sentimenti e qualunque altra cosa tu cercassi.
La nostra sala prove ormai è vuota senza te,
chiunque altro prenderà il tuo posto per noi sarà un’altra storia, continueremo a mantenere il nome “Querela” perchè tu quella sera lo hai proposto, ma sappi che i veri Querela hanno avuto un incidente la notte del 16 maggio e nella mattina del 28 maggio si sono spenti.

Per sempre tuoi
“QUERELA”

(Silvano Frigerio, Luca Iannuzzi, Christian Henry, Francesco Defranco)

 

Lettera in ricordo di Renzo Mura (Lonate ceppino)

Lonate Ceppino, 12 settembre 2003

BUON GIORNO.
Sono Alessia e sono di Lonate Ceppino,

Oggi sono andata a visitare il vs. sito e ho trovato la storia di mio zio Renzo; non l’ho mai conosciuto ma mi sono commossa davanti allo schermo pensando al dolore immenso di mia nonna e di mio nonno.

Ho trovato le foto di amici che posso solo ricordare.

Non sono capace di scrivere cosa provo, posso solo essere vicina con il cuore.

Quando succedono queste tragedie ti trovi davanti ad una realtà con cui non hai mai fatto i conti e ti senti impotente, ho 25 anni e a questa età non si pensa alla morte.

Un abbraccio

Alessia Alfieri

 

 

in ricordo di Michele Restelli: il dolore di una madre

in ricordo di Michele Lapescara

pagine di diario

 

 

Per Michele Restelli di anni 21 – 31 agosto 1981-28 maggio 2003 (Lonate Ceppino)
dal diario della mamma
17 agosto 2003

Sono trascorsi già tre mesi dal giorno dell’incidente di Michele.
Ogni giornata è sempre più difficile da vivere, il dolore per l’assenza di Michele diventa intollerabile, le lacrime sembrano inesauribili, ma mi danno sollievo.

Quanto vale una vita ?
Sentimenti, fatica, aspettative.
Quanto vale la vita di un figlio?
Quanto in amore e gioia, in ansie e paure?
Quanto in progetti e speranze?
La vita di un figlio è la tua stessa vita
e ancora di più.
E quando finisce, anche la tua vita si spezza.
Una parte di te muore con lui,
l’altra sopravvive per farlo rivivere nei tuoi ricordi.
Ogni cosa si svuota di significato,
sembra che niente abbia più senso.
Giorno dopo giorno
le stesse domande senza risposta.
Giorno dopo giorno
la consapevolezza dell’irreversibilità della tragedia
che non accetti,
ma a cui non puoi sfuggire.
Giorno dopo giorno
l’angoscia e il senso di vuoto
si accrescono sempre più.
E sai che niente sarà più come prima.

la mamma Silvana Calò

20 agosto 2003

Sai Michele, oggi il nonno ha compiuto novanta anni.
Gli abbiamo preparato una torta per festeggiarlo. Alcuni conoscenti e anche don Gino, che gli ha cantato “Tanti auguri…”, sono venuti a trovarlo.
Credo che sia stato giusto così, ma quanto dolore nella nostra casa!

Quanto ci manchi, Michele!
Sono tante le cose che ci riportano in continuazione a te.
Tutto di te ci manca, il tuo sguardo, i tuoi occhi, la tua voce, le tue abitudini, le tue piccole manie, e, anche se ti “vediamo” ancora aggirarti per casa, ci manca terribilmente la tua persona, ne avvertiamo l’assenza con un dolore profondo e lacerante, indescrivibile ed indicibile.

Adesso che non sei più fisicamente con noi la nostra casa senza la tua chitarra è silenziosa e incredibilmente vuota, solo piena di ricordi.

E’ contro natura sopravvivere ai propri figli! Ci sembra profondamente ingiusto che proprio tu, il più giovane della famiglia, sia morto per primo.

Come sono vere queste parole, che sembrano scontate. Ancora oggi, dopo tre mesi, ci sembra incredibile ed assurda la tragedia che così improvvisamente ci ha colto impreparati e ti ha portato via per sempre.

Gli amici e noi stessi cerchiamo di consolarci pensando che, per il breve tempo che ti è stato concesso di vivere, hai vissuto intensamente, con entusiasmo e passione, e sei riuscito a realizzare, in parte, il tuo desiderio di essere un “artista”, esibendoti in concerti in locali e nelle piazze di paesi con i diversi gruppi musicali di cui hai fatto parte.

Io credo che ci ritroveremo e che ci sarà un motivo, per la tua morte e per tutta la sofferenza che ne deriva, che noi non riusciamo a comprendere, ma che un giorno ci verrà spiegato.

 

Oggi, pensando a te, mi sono venute queste parole.

Rivederti bambino
è una gioia per gli occhi e per il cuore.
Ripensarti adolescente
riporta in superficie
tenere emozioni, ricordi sopiti, fantasie segrete.
Alle soglie della giovinezza
quanti sogni, progetti, speranze.
Poi, all’improvviso, più niente.
Finisce la vita, svaniscono i sogni,
restano nell’aria i progetti,
rimangono solo parole le speranze.
E’ il presente la realtà.
Il domani è vago, incerto e molto lontano.

Michele, bambino mio, sei sempre e sarai sempre dentro di me.

la mamma Silvana Calò

14 settembre 2003

C’è atmosfera di gioia, oggi, nell’aria.
Domenica mattina:
rumori di una gara nelle vie del paese,
campane che suonano a festa,
voci liete sulla strada.
Ultimi giorni d’estate.

La vita continua il suo corso, come sempre.

Quella notte…
il tempo si è fermato
solo per te:
mai più concerti,
né partite al biliardo con gli amici,
mai più sogni da rincorrere,
né speranze da condividere.

Per noi, da allora, la vita non è più la stessa.

All’apparenza,
tutto sembra procedere
come prima:
sempre uguali le frasi ripetute,
sempre i soliti gesti,
sempre gli stessi sguardi.

Ma il dolore per la tua perdita
Michele
si fa, ogni giorno, più insopportabile.
Col tempo la tua assenza
sempre più definitiva,
sempre più grande la nostalgia di te.

E vivere diventa, giorno dopo giorno, più difficile.

la mamma Silvana Calò

28 aprile 2004

Oggi sono 11 mesi che Michele è morto e ancora mi sembra incredibile.

Nostalgia

Ti assale all’improvviso,
inaspettata.
Ti sorprende, dopo una giornata
senza troppi pensieri,
all’imbrunire.
Lento e inesorabile
ti penetra un dolore sottile.
Una pena sconfinata e silenziosa.

I ricordi appaiono lontani
e insieme vicini.
Parole d’altri tempi ritornano.
La solitudine ti invade
e occupa spazi
sempre più grandi intorno.
E il cuore pesa
ogni giorno di più.

la mamma Silvana Calò

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