Diego, nato il 26 gennaio 1984 e residente ad Abbiate Guazzone, con l’amico Fabrizio Castiglioni, nella notte del 23 gennaio 2003, sulla provinciale varesina, in corrispondenza di Abbiate Guazzone, subisce un grave incidente stradale. Tre giorni dopo, il 29 gennaio, dopo aver lottato disperatamente per la vita, il suo cuore cessa di battere. Mentre Fabrizio, con cui Diego aveva stretto un patto di inseparabile amicizia, perde la vita sul colpo.
Caro Diego, ti scrivo questa lettera, immaginando che tu sei partito per le ferie estive o per un viaggio. Ma c’è un particolare “che da questo viaggio non ritornerai mai più in mezzo a noi. Ma sei andato in un altro mondo che dicono migliore e dove stai bene”. Lo spero tanto. Veglia sui tuoi cari e dacci la forza di andare avanti e di continuare ancora a vivere, se questa si può chiamare ancora vita. Sono trascorsi circa nove mesi, ma il vuoto che hai lasciato non si riempirà mai più. Sei il primo pensiero e l’ultimo di ogni giornata che mi aspetta. Sai, dalla sera al mio rientro fino a dopo cena è il momento più brutto e bello insieme. Brutto perché ti vedo sempre nel tuo accappatoio rosso e risento le tue parole “è pronto che devo uscire, ho fame” e intanto mi raccontavi la tua giornata, e poi arrivavano Davide e Papà e ci si metteva a tavola è dialogavamo o discutevamo anche per sciocchezze. Però la famiglia era viva e unita. Questo mi manca! Bello perché almeno ho ancora un figlio da aspettare e da cui sentirmi dire quelle stesse frasi che dicevi tu, importanti nella famiglia e che danno un senso alla mia vita. Sai, tutti siamo cambiati e tristi, anche Leo sente la tua mancanza, guarda la tua foto e annusa sempre le ruote della tua Opel. Tu sei ancora in mezzo a noi: sei morto in parte! Perchè i tuoi organi vitali vivono in sette persone e altri genitori hanno visto i loro figli rinascere. Quello che ti è successo è stata una fatalità o sei capitato nel luogo sbagliato, nel momento sbagliato. Perché tu non volevi, voi non volevate morire, perché amavi e amavate la vita, ma il giorno dopo non c’eravate più. Quella sera, uscendo, l’ultimo ciao. Dopo tre ore la telefonata. La vostra vita era spezzata. E di quel tragico istante, sulla varesina a Tradate, nessuno sa o vuole raccontare. Perdere un figlio è la cosa più atroce che possa succedere ad un essere umano, perchè per una mamma, vedere morire il proprio bambino (e Diego lo era ancora un poco) e fare il funerale al proprio figlio è tremendo ed è assurdo chiedersi il perchè e non trovare risposta. Mio figlio è sempre con me ed è l’angelo custode di tutti i suoi cari, ma soprattutto della mamma, del papà e del fratello. Ci ha trasmesso la sua forza d’animo Diego, lui che i problemi li risolveva uno alla volta e non se li cercava. Ora, quello che ti posso dare è portarti tanti bei fiori. Ciao Diego. la mamma Giancarla, il papà Benedetto e il fratello Davide