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Sebastian Tubiana

Sebastian Tubiana nasce il 31 agosto 1976 e muore in un incidente stradale il 25 maggio 2003

IN VIAGGIO….

Stiamo sfogliando, per l’ennesima volta, un album di fotografie che Sebastian custodiva scrupolosamente, curandone i minimi particolari, scrivendo date e luoghi.
E’ molto bello -e non lo diciamo noi solo perché siamo i suoi genitori- è bello perché ci riporta alla mente tanti bei posti che Lui ha avuto il privilegio e la gioia di raggiungere e visitare. Ma nello stesso tempo è triste, tanto, troppo, oseremmo dire (quasi) crudele.
Lui è li, su quel rettangolino di carta lucida e colorata, bello, sereno e sempre sorridente. Lo tocchiamo, sembra ci voglia parlare. Gli parliamo, sembra ci voglia rispondere. Ma, purtroppo, non sentiamo la sua voce. Ci manca, oh Dio solo sa quanto ci manca e quanto aumenterà con il passare dei giorni, dei mesi, degli anni questa sua assenza. Dicono che il tempo aiuta a rimarginare le ferite: si, forse quelle fisiche.Quelle del cuore, secondo noi, non guariranno mai.
Ogni oggetto della casa, tante frasi ascoltate alla TV, qualche canzone sentita di sfuggita alla radio: Lui è sempre presente. Nei nostri discorsi è impossibile non ritornare con la mente, ma soprattutto con il cuore, al nostro “ricciolino” sempre di corsa, sempre in viaggio…come adesso. Noi cerchiamo di farci coraggio a vicenda, sentiamo l’affetto dei nostri cari, dei vicini, dei compaesani, dei tanti parenti che in ogni modo, sia con la loro presenza discreta sia con gesti davvero carini, vorrebbero vederci un po’ sereni.
Ma vi assicuriamo che, nonostante l’impegno il tunnel é…interminabile. “Vedrete -ci dicevano in tanti- che l’arrivo del nipotino vi aiuterà, non a colmare (impossibile) il vuoto lasciato da Sebastian, ma a lenire il dolore per la sua improvvisa e imprevista partenza”. In effetti dal 10 luglio u.s. Giordana, la nostra figliola e Bruno ci hanno “regalato” uno splendido frugoletto, Lorenzo che sin dal suo arrivo si è immediatamente fatto sentire ed ora, col suo sorriso “ruffiano” ci fa dimenticare qualche momento di malinconia.
Tutto un po’ più bello dunque, ma noi, inevitabilmente ci sentiamo, come abbiamo letto da qualche parte, “AMPUTATI”. Una definizione che in una sola triste parola descrive alla perfezione la nostra attuale condizione. Sovente, parlando tra noi ci chiediamo: perché? Oppure: perché proprio a Lui? E non riusciamo a trovare una risposta.
Per fortuna che in nostro soccorso spesso arriva la Fede e allora ci appelliamo al buon Dio e troviamo conforto nelle parole pronunciate da Don Natale: “Il Signore sceglie sempre i migliori”.
Nel frattempo anche il nostro viaggio sta per terminare, abbiamo sfogliato quasi tutto l’album e rivisto le foto più belle del nostro ragazzo. Ricordiamo con piacere quelle scattate in Islanda, quando con l’amico del cuore Franzin decisero di fare il giro dell’isola in bicicletta; oppure, sempre su due ruote e con il solito amico eccolo sfrecciare sotto la torre Eiffel.
Altre foto riguardano un viaggio in Sicilia, altre ancora in Corsica e Sardegna per non parlare delle innumerevoli gite sulle nostre montagne, la sua grande passione, assieme alla bici. E riguardiamo sempre con grande tenerezza quelle che ritraggono Sebastian e Daniela, la sua ragazza che presto, forse già nel 2004, sarebbe diventata sua moglie.
Abbiamo lasciato (e non casualmente) per ultimo colui che ce l’ha portato via per sempre: é un giovane che in una notte serena e stellata di fine maggio non ha permesso -con la sua incoscienza- al nostro Sebastian di far ritorno a casa, stanco ma felice, come aveva sempre fatto finora.
Infine vorremmo lasciare questo breve pensiero di Sant’Agostino: quando lo leggiamo ci rasserena. “Coloro che abbiamo amati e che abbiamo perduti non sono più dov’erano ma sono sempre e dovunque noi siamo”.
la mamma Franca e il papà Aldo
Ciao SEBASTIAN,
come va? È già passata quasi una settimana… ma mi decido solo ora a scriverti. E lo sai perché? Mi sono preso una bella sgridata da un paio delle tue zie (hai indovinato quali? Sì, dai, la Mirella e la Luciana) che al termine della funzione religiosa, bella ma molto toccante, mi hanno detto: “Hai visto che brave la Daniela e le sue amiche che hanno preparato una lettera di saluti per Sebastian? Tu non ci hai pensato? ” .
Ebbene, sarò sincero con te, mio caro ricciolino, io avevo pensato a qualcosa del genere, ma poi chi mi dava il coraggio, la forza e soprattutto la voce per leggerti il mio scritto? Penso che non ci sarei mai riuscito.
Ma hai visto quanta gente in quella chiesa? Pazzesco. Ti conoscono proprio tutti!
Che tu sei un bravo ragazzo è fuor di dubbio, ma che ti vogliono così bene stento ancora a crederlo. Eppure è la verità. Avrei voluto scriverti a mano, in bella calligrafia, ma credo che alla fine il foglio sarebbe diventato illeggibile; eccomi a1lora con il mio computer (è freddo vero? Senza sentimenti…) così se cade qualche lacrima…si lava la tastiera. Certo che stavolta l’hai combinata proprio grossa ! Il Signore per te ha avuto grandi progetti: ha “annunciato” il tuo arrivo in Paradiso in una splendida alba di una domenica di maggio – il mese di Maria -, e poi ha deciso di averti vicino per sempre proprio nel giorno dell’Ascensione. Stupendo.
Spero che almeno lì te ne starai un po’ tranquillo: non andare troppo in giro; soprattutto non fare disastri e, ogni tanto, dai un occhio e un consiglio a tutti noi.
A proposito di giro: oggi per Gornate, ma anche per Lonate, è transitata la carovana rosa del Giro d’Italia. Fra i ciclisti c’era anche il Cristiano (Frattini, ndr) e io, la Vale e il Tommy ci siamo messi in bella vista per salutarlo. Lui ci ha notati e ha fatto un ampio cenno con la mano ma abbiamo notato un sorriso triste. Chissà perché? Forse era stanco o arrabbiato … Poi passando per Lonate sicuramente ti ha salutato. Te ne sei accorto o eri impegnato a giocare con i tuoi nuovi amici?
Dai Sebastian, ora devo lasciarti. Spero di non averti annoiato: ti affido i pensieri di tutti noi, dei nonni in molo particolare e ti saluto come fai sempre tu: “Ciao zio, ci vediamo…”.
ZIO LELE

TRA PETALI E PEDALI

credevo
fosse il senso a mancare
invece,
il vuoto ha la tua forma.
credevo
fosse il tempo a guarire,
invece,
il pianto non si ferma.
credevo
fosse il vento a cambiare
invece,
anch’io ho un’altra forma
credevo
fossi in grado di volare,
invece,
strisciavo o stavo fermo.
credevo,
e oggi non credo più;
bevo, vivo,
sudo e scrivo.
tra petaIi e pedali,
se c’han tolto le ruote
abbiam messo le ali.

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