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I fratelli Adele, Giuseppe e Francesca

La fine in un giorno

Mi chiamo Giovanni Di Nardo, ho 19 anni e sono qui a dare testimonianza del mio incidente stradale.
Per raccontare l’episodio mi pare opportuno presentarne i protagonisti:in primo luogo due mie compagne di scuola Francesca, Adele, , (all’epoca avevano rispettivamente 14 e 17 anni) e i rispettivi fratelli C e Giuseppe, di 20 anni, .
La tragica vicenda si è svolta il 14 novembre 1998: sembrava un sabato qualunque che noi giovani ci aspettavamo di vivere al meglio tra divertimenti e risate…ma è stato un giorno tragico da ricordare. Io e le due ragazze frequentavamo lo stesso liceo, di un paese che dista dal nostro, un quarto d’ora d’auto.
Novembre, si sa, è tutt’oggi il mese delle agitazioni scolastiche e quel sabato alla nostra scuola ci fu un’assemblea straordinaria per dibattere su quella che sarebbe stata la nostra protesta. Come conseguenza di tale provvedimento l’orario d’uscita da scuola, quel giorno, fu notevolmente anticipato. Io e le due ragazze sedevamo alla fermata del pullman quando questo arrivò, parcheggiò e noi vi salimmo a bordo.
Purtroppo per noi l’orario di partenza non era vicino. Una compagna di classe di Francesca girando in motorino per quelle parti, c’incontrò e Francecsa salì a bordo di quello scarabeo… Adele ed io rimanemmo sul pullman quando, dopo pochi minuti vedemmo tornare le due ragazze motorino.
Francesca urlava: “Abbiamo fatto l’inseguimento a C.!”. In effetti dietro di loro vi era l’Opel corsa del fratello di F. con a bordo anche il fratello di Adele, Giuseppe. Non era la prima volta che C. veniva a scuola a prenderci per portarci a casa.
Spontaneamente io e Adele. siamo scesi dal pullman e, vista l’auto, Adele vi salì subito mentre io e Francecsa siamo tornati sul pullman a prendere i nostri zaini. Francesca aveva preso, oltre al suo, anche lo zaino di Adele e così lei salì per seconda sull’auto accomodandosi, nel sedile posteriore, a fianco di Adele, per darle lo zaino, io salii per terzo sedendomi dietro a Giuseppe.
Così ci avviammo verso casa… Poco dopo pensai di vivere in un sogno. Mi svegliai sul ciglio della strada, quella che percorrevamo usualmente tornando a casa, davanti a me l’auto ridotta in condizioni disastrose per un forte urto.
Mi accorsi di aver perso una scarpa, sanguinante mi alzai e a stento riuscivo a credere a quello che avevo davanti: Adele giaceva, ahimè già priva di vita, sullo schienale del sedile posteriore, facendo qualche passo vidi Francesca, priva di sensi, seduta pressappoco a quello che era il suo posto, respirava a fatica e aveva la fronte ricoperta di sangue.
Giuseppe, apparentemente illeso, giaceva steso sulla strada davanti all’auto e C. si disperava per il disastro. Forse ero svenuto prima dell’urto o, comunque non ricordo niente del breve tragitto percorso a bordo di quell’auto. Attraversai la strada, gli abitanti del luogo mi fecero sedere asciugandomi il sangue, scorsi Giuseppe, fratello di Adele, ricoperto da un lenzuolo bianco: capii che anche lui era morto. Sul luogo vi erano già i carabinieri.
All’arrivo dell’ambulanza F. e C. vi salirono a bordo, io fui portato all’ospedale in un’auto. Francecsa fu trasportata d’urgenza ad un ospedale di Napoli in elicottero. I medici dopo avermi cucito le escoriazioni sulla fronte mi diagnosticarono una frattura all’anca e una al pollice, me la cavai con tre settimane di ricovero e un mese di convalescenza a casa. C. era stato leso un po’ meno di me.
Dopo 12 giorni di coma, preghiere e speranze, il cuore di Francesca, cedette e al mio paese vi fu un altro, tragico funerale.
Un miracolo? Almeno per me forse è il caso di dire di sì. Il mio corpo era stato fratturato maggiormente sul lato destro e al polso destro, quel giorno, portavo un braccialetto fragilissimo con la medaglia della madonna miracolosa. Nell’auto avevo perso un orologio di buona qualità che portavo al polso sinistro mentre quel fragile braccialetto era rimasto al suo posto. E quando ,appena giunto in ospedale, arrivò mia zia, grazie alla quale avevo quella medaglia, le uniche parole che pronunciai, mostrandole il polso furono:” E’ stata lei a salvarmi”. E zia C. rispose:” Visto che forza!”.
L’anno scorso io e la mia famiglia siamo stati a Lourdes, era dal giorno dell’incidente che avevamo fatto questo progetto. Chi mi conosce sa che la mia fede, anche in quella Madonna, era forte già prima dell’incidente.
Al paese fu dichiarato lutto cittadino per quell’evento e oggi sono qui a testimoniare la mia esperienza per rinnovare in voi lettori la fiducia nella fede e nella preghiera e a ricordare che sulla strada c’è sempre il pericolo in agguato e che la velocità è sempre e comunque un’aggravante in più. Oggi rimane il ringraziamento per la mia salvezza, la tristezza per gli amici che sono andati via, ma solo perché ci mancano, perchè io credo che Iddio abbia riservato loro un destino migliore di questo mondo. Questa è la frase scritta dietro le foto di F., A. e G.: “Nessuno muore mai se continua a vivere nel cuore di chi resta”. Dal film “Il corvo” .
Ciao ai miei cari amici A., Fr. e G..

Giovanni

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