Avevo un amico che rideva e giocava. Avevo un amico che scherzava col tempo. In punta di piedi se n’è andato, tra il futuro e il suo passato. Adesso ho un amico che corre nel vento e ride nel tempo.
Alfio P. poeta e barbone a Roma
Poesia raccolta in una fredda e ventosa notte d’ inverno, all’angolo fra via Merulana e viale Manzoni,
Ho attraversato con rabbia e furore le strade dell ‘ estate, ora mi incammino lungo i sentieri dell ‘autunno, non ti trovo e piango Francesco Castracane Roma, 7 Ottobre 2000
I genitori Antonietta e Matteo Lapescara sono grati agli amici di Michele che hanno permesso fosse pubblicato quanto, in diverse occasioni, hanno per lui scritto: Jessica, Sonia, Laura, Valentina, Chiara e Riccardo, Francesco.
Un grazie particolare alla carissima amica Lidia Mari Crespi che ha curato con tanto amore la realizzazione del libro. E grazie anche a Fabrizio, che ha espresso nella fresca suggestione dei suoi disegni l’affettuoso rimpianto per lo zio Miky. Un ringraziamento, infine, a don Alberto e ai Ragazzi dell’Oratorio che hanno desiderato intitolare a Michele un’ aula del Catechismo.
Alcune poesie di Michele e un ricordo dell’amico Francesco sono riportati nella sezione del sito: lettere, diario.
Mercoledì 3 maggio 2006, alcune classi del nostro liceo si sono recate al Teatro Sociale per assistere allo spettacolo “Il traffico ha ripreso a scorrere regolarmente…”, scritto e diretto dalla regista Delia Cajelli con gli attori dello stesso teatro. Il testo dello spettacolo è stato ricavato da alcune storie vere di ragazzi e ragazze che hanno perso la vita o, comunque, sono stati coinvolti in drammatici incidenti.
Questa rappresentazione ha potuto aver luogo grazie all’iniziativa dei genitori dell’ “Associazione familiari vittime per una strada che non c’è”, che hanno coraggiosamente raccontato la storia dei loro figli e hanno di conseguenza dato del materiale utile alla regista, per farci riflettere sul valore della vita che non va messa in pericolo.
Tra le storie drammatiche di questi giovani mi ha particolarmente colpito quella di Michele, purtroppo scomparso a 25 anni. È accaduto all’improvviso il 7 maggio del 2000 -era una domenica -mentre con alcuni amici correva lietamente con la sua moto verso Arona.
Di Michele si dice che era una persona generosa, che sapeva ascoltare e che soprattutto aveva un forte desiderio di sapere.
Faceva sempre molte domande agli amici più grandi, che molte volte non avevano delle risposte per soddisfarlo. Era socialmente impegnato, aveva molte passioni e tra queste l’amore per la moto.
Per conoscere meglio Michele ho deciso di incontrare sua madre, la signora Antonietta Lapescara, che con altri genitori è intervenuta al termine dello spettacolo. La signora mi ha accolto gentilmente a casa sua e dopo una breve conoscenza abbiamo iniziato l’intervista.
Era la prima volta che veniva rappresentato questo spettacolo ?
No. La prima rappresentazione è stata fatta nel 2004. Un’amica di Michele, che frequentava la scuola di recitazione della regista Cajelli, le aveva chiesto di dedicare uno spettacolo a Michele a sua volta amante del teatro.
Cosa ha provato in quel momento?
Sono rimasta molto commossa. Da lì in poi è nata l’amicizia con la signora Cajelli che mi ha chiesto di raccontarle la vera storia di Michele, perchè voleva portare sulla scena teatrale varie tragedie di alcuni ragazzi scomparsi.
Lei cos’ha risposto?
All’inizio ero titubante e le ho chiesto quale scopo avrebbe avuto ciò. Lei mi disse che voleva sensibilizzare i giovani al grande valore della vita, in modo da prevenire gli incidenti stradali. Così ho accettato.
Lei a sua volta che messaggio ha voluto comunicarci ?
Volevo ricordare ai giovani neopatentati di aver rispetto per se stessi e per gli altri, di stare attenti perchè l’errore fatale può essere commesso non da sè, ma da altri. Infatti mio figlio ha perso la vita non per colpa sua.
Nello spettacolo si è detto che era molto difficile essere amici di Michele, ma che era molto bello quando lo si diventava perchè lui era una persona speciale, con tante passioni e molti impegni.
Sì, infatti Michele si era diplomato all’ITIS di Castellanza; nel tempo libero faceva il pizzaiolo, era stato catechista presso l’oratorio di Sant’ Edoardo (dove è nato e cresciuto). Però a vent’anni, per un episodio poco carino accaduto in oratorio, lui è entrato in crisi e da allora ha deciso di far parte di Amnesty International, a difesa dei detenuti ingiustamente accusati. Amava molto la musica (suonava la chitarra), aveva la passione per la moto, amava la montagna, leggeva molto e scriveva poesie che ora sono state raccolte in un libro.
Com’ è nata l’idea del libro?
Sistemando la sua camera da letto, avevo trovato dei bigliettini datati e firmati Miky, così li ho raccolti e con la guida di un’insegnante abbiamo stampato un libro che si intitola “Ciao Lape” pubblicato a scopo benefico.
Perche questo titolo ?
Il suo cognome era Lapescara e i suoi amici scherzosamente, abbreviando il cognome, lo chiamavano Lape.
Dove possiamo trovarlo ?
Nella biblioteca di Busto Arsizio presso la sezione degli scrittori locali e, su richiesta, presso l’Associazione familiari vittime per una strada che non c’è.
Così termina l’intervista con la mamma di Michele; a noi giovani si aprono nuove riflessioni: la vita è un dono e come tale va salvaguardata e rispettata per noi e per tutti coloro che ci circondano.
Marianne Sob IV F
Tra le tante poesie di Michele, raccolte nel testo Ciao Lape, che mi hanno particolarmente colpita eccone una: