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Francesco Scerbo

Francesco nasce ad Anzio il 10 luglio 1981. A metà settembre dell’anno 1995 inizia a frequentare con interesse il Liceo Tecnologico Sperimentale di Nettuno.

Nei suoi pregi e difetti è trasparente . Educato da noi all’amore per la natura, la sa godere con gioco, fantasia e rispetto praticando quanti più sport possibili a contatto con essa .

Con la sua inseparabile chitarra, malgrado un po’ di timidezza, riesce sempre ad essere un amico allegro e di buona compagnia, capace di vera amicizia.

Dopo il 22 novembre 1995, queste sono le parole con cui gli amici hanno voluto ricordare Francesco, facendolo parlare in prima persona:

Giovani
amate la vita
l’amicizia
“No la violenza”
affinché la mia morte
non sia stata vana.
Francesco
Mio caro Francy,
ti scrivo dalle pagine di questo libro, perché, anche se sono passati dieci anni, continuo a dare testimonianza di quanto era importante per te il valore della vita e dell’amicizia, “mai della violenza”.
Valori che hai vissuti insieme con mamma e papà nell’amore per la natura. Quanti sport ti hanno fatto godere della sua bellezza! (nuoto, bicicletta, sci, tiro con l’arco, equitazione, lunghe camminate per i sentieri di montagna, tennis, oltre quattro anni di scout).
Da papà hai imparato a conoscere e scrutare con il telescopio l’universo con le sue galassie, stelle e pianeti, e ad apprezzare la buona musica. Hai cominciato a cercare le note sui tasti del pianoforte. Poi in parrocchia ti hanno insegnato a suonare la chitarra. Ricordi cosa mi hai detto?
“Vedi mamma io e lei siamo una cosa sola!”. Questo strumento ha contribuito a farti essere un amico di buona compagnia, capace di vera amicizia.
Ti confido che il Signore Gesù, “allora”, mi prese subito per mano perché mi dette speranza attraverso questi miei pensieri che ho ritrovato scritti su di un cartoncino:
“Guardo dalla finestra il nostro giardino.
Tutto è statico.
Solo i sentimenti nell’anima
sono una realtà in movimento.
E’ vero!
Siamo un corpo che giace,
con uno spirito immortale
che continua a vivere dopo la morte.
Ho scelto, insieme a papà, le due poesie dei nostri cari amici di famiglia ,Tito e Adelina, che le hanno dedicate a te con tanto amore.
Mamma Renata e papà Fulvio

Cigola il cancello

Mi muovo dentro casa e mi pare,
sentire la tua voce, la seguo
e ti vedo seduto a fare i compiti
ti vedo accarezzare il pianoforte.
Non stai mai fermo. Parli, parli.
Ora passi alla chitarra e ora
Dolcemente ti appendi al collo.
Cigola il cancello, s’apre la porta
E sei tu che rientri da scuola
Lasci andare lo zainetto e canti
Dici di essere affamato e sgranocchi.
Non hai ancora finito di pranzare
E già progetti gli impegni successivi.
Cigola il cancello, s’apre la porta
E tu non ci sei. Ammutoliti sono
Il pianoforte, la chitarra, l’aria.
Eppure io sento la tua presenza
Il tuo respiro, la gioia tua
Riversarsi su di me.
E non oso dubitare.

Tito Cauchi

Questa poesia è stata pubblicata sulla rivista “Il Croco”supplemento di Pomezia- notizie

Ho pensato a te

( a Francesco)
Ho pensato a te Francesco
E vorrei trovare parole di conforto
Per mamma e papà.
Ho pensato a te
Negli anni più verdi
Quando, sorridente e gaio,
correvi felice e spensierato
nel giardino del mondo.
Ho pensato a te
Negli anni innocenti di bimbo
Che amavi cantare
Per le strade del mondo.
Ho pensato a te Francesco
Come il Santo
Amavi il sole, l’acqua,
gli animali,
la natura tutta.
Ho pensato a te
Fra tantissimi fiori
Dai mille colori,
il tuo era uno solo,
bellissimo,
un giglio purissimo
accanto ora sei all’Altissimo.
Ho pensato a tr
Guardando il cielo stellato
E tutto il creato,
guidaci tu con amore
su questo sentiero di dolore,
donaci forza e coraggio
per proseguire il viaggio,
per arrivare a te
per sempre vicino
con l’animo semplice di un bambino.

Adelina della Bosca

La scoperta del mondo di Francesco attraverso la scienza, da un suo compito del 22 novembre 1995

“Descrivi, utilizzando anche la grafica, quanto hai appreso dall’inizio dell’anno scolastico.”

“Io dall’inizio dell’anno ho dato moltissime informazioni al mio cervello, che all’inizio della scuola era come una spugna asciutta.

Ora so molte informazioni che prima sapevo, ma con un concetto errato o imperfetto.

E andando più a fondo, leggendo altri libri, e non come alle medie che l’umico libro era quello scolastico.

Andando in bicicletta tutto il pomeriggio ne uscivo fuori contento, stanco, esterrefatto per tutte le cose che non sapevo e che ora so.

In scienze, all’inizio, ero e lo sono ancora deciso a saziare la mia voglia di conoscere il mondo e ciò che lo circonda e cioè conoscere in modo reale ciò che sta dentro e fuori la nostra atmosfera terrestre. Elencare tutte le cose che abbiamo fatto sarebbe stupido perciò indico quello che ho appreso dagli esperimenti senza soffermarmi troppo su di essi. Ho allenato i miei occhi a vedere oltre, ad esempio che un cubo di 10 cmq si potesse riempire con un litro d’acqua, il mio occhio non ci avrebbe mai creduto, ma, fatto l’esperimento, mi sono abituato alla realtà. Prima se mi proponevano un esperimento come questo, io rispondevo “non ci credo”, ora la frase si è trasformata in “può darsi, perché no”. Ho imparato che ci sono pianeti che impiegano 27 anni ad effettuare un giro completo intorno al sole e che se mio padre fosse nato lì avrebbe 30 anni. Un’altra idea sbagliata è quella che avevo è quella di pensare che il sole fosse una stella più grande delle altre, invece è l’esatto contrario, è solo molto più vicino a noi rispetto alle altre.

Ho imparato a conoscere il materiale che costituisce un pianeta mediante la teoria dei colori. A saper indicare, rispetto a due stelle, qual è quella più lontana. Ho scoperto che della luna, prima che inventassero i satelliti, conoscevamo solo una faccia perché, contemporaneamente al suo moto di rotazione intorno alla terra, essa girava sul proprio asse ad una velocità tale da porgere solo una faccia. Ho imparato che l’anello che vedo intorno a Saturno non è un anello, perché la forza di attrazione del pianeta lo spezzerebbe, ma sono meteoriti di ghiacci enormi che girano come girano i nostri satelliti, solo con una maggiore velocità, quindi ai nostri occhi appare un anello. Ci sono molte altre cose che so sulle stelle, le nebulose, i buchi neri, gli equinozi, le eclissi, il nostro peso sugli altri pianeti in rapporto alla forza gravitazionale … Tutti questi fenomeni mi hanno fatto riflettere all’inizio e sono felice di averlo fatto. Mi piace tenere il cervello in movimento.

Mi ricordo che da piccolo stavo delle ore a pensare a come si fosse costituto il primo oggetto, anche il più stupido come un tavolo, da dove venisse la tecnica usata per costruirlo, ecc. … E solo adesso sto colmando tutti i miei perché.”

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